La pace disarmata del “Leone che non ruggisce” e il silenzio del mondo che non ascolta.

E  se? E se magati con la pace (?) ‘scoppiata’ d’un botto in Terrasanta c’entrasse magari la preghiera? Che in tanti, da sempre, e senza bandiere e proclami, manifestazioni e interviste, premi, dichiarazioni, comunicati, polemiche, etc, hanno continuato a recitare silenziosamente, da soli o in varie occasioni. 

E se magari c’entrasse qualcosa anche l’“altro” americano, non quello che ha fatto e fa tutto lui per risolvere (?) tutti i guai del mondo (Mr. President Trump, per chi non avesse inteso), ma quello che, con il nome che poteva anche essere un ruggito, Leone XIV, si è presentato al mondo l’8 maggio semplicemente dicendo “La pace sia con voi”, ripetendo quel che aveva detto il Cristo risorto. E che aveva continuato dicendo: “Questa è la pace del Cristo Risorto, una pace disarmata e una pace disarmante, umile e perseverante”.  

Già ma a chi vuoi che importi un pacifista più pacifista di così? E tantomeno se da quel giorno in poi non ha mai tralasciato un momento, un’occasione, un incontro, una celebrazione per mettere dentro ad ogni suo dire la parola ‘pace’.

Silenzio o quasi da tutto il sistema mediatico, starnazzante ai quattro angoli del pianeta e soprattutto sull’altro mondo parallelo, quello della rete, dei social e dei vattelapesca, dove tutti parlano di tutto sempre e continuamente e soprattuto il più delle volte a vanvera, quando non peggio.

Nei giorni successivi al ‘grande annuncio’ da Sharm el-Sheikh della pace(?) ‘scoppiata’ all’improvviso, con i vari mediatori quasi increduli, mentre la grancassa mediatica continuava a continua a suonare marce trionfali, a sciorinare immagini di folle plaudenti ed osannanti, di vertici, firme, sorrisi, abbracci, strette di mano, congratulazioni, piani, progetti, proposte, affari... quattrini... dollari... barili di petrolio... e compagnia cantante (italiana ed europea compresa che sino al giorno prima aveva solo balbettato infantili auspici e si era dedicata a persin stucchevoli baruffe da cortile o da bambini dell’asilo...), ecco che sempre l’“altro” americano, sempre quel Leone XIV, che non ‘ruggisce’ ma nemmeno ‘bela’ che fa?

Va in piazza San Pietro sul far della sera, sabato scorso, non in un giorno qualsiasi ma l’11 ottobre, il giorno di san papa Giovanni XXIII, quello della ‘Pacem in terris’ (do you remenber, 1962, la crisi di Cuba con Kennedy e Krusciov sul punto di spararsi missili atomici?) e il giorno dell’apertura del Concilio Vaticano II (do you remember, il concilio che ha dato una ‘sveglia’ alla Chiesa, anche se ancora qualcuno dorme o ha nostalgia dei bei tempi andati...) con il ‘discorso della luna’ dello stesso papa.

Dunque arrivato sulla piazza con 30mila fedeli (non proprio pochini...) prima prega e poi dice alcune cose del tipo  “Abbiate l’audacia del disarmo”. Capito? E per farsi capire meglio: “La pace, infatti, germoglia dalla comunione, e non dalla deterrenza. Dal dialogo, e non dall’ultimatum. È un’audacia, quella di riporre la propria arma - il disarmo, appunto - che si richiede più che mai ai potenti di oggi. Perché “per nessuna idea, o fede, o politica noi possiamo uccidere”. 

E sottolineo è ‘ai potenti’ a cui si è rivolto. Ma naturalmente la grancassa ha continuato a suonare senza darne conto, se non con sparute eccezioni. Ed allora con infinita e santa pazienza sempre l’“altro” americano, il Leone che non ‘ruggisce’ ma nemmeno ‘bela’, il giorno dopo, domenica, all’Angelus ribadisce: “Negli ultimi giorni, l’accordo sull’inizio del processo di pace ha regalato una scintilla di speranza in Terra Santa. Incoraggio le parti coinvolte a proseguire con coraggio il percorso tracciato, verso una pace giusta, duratura e rispettosa delle legittime aspirazioni del popolo israeliano e del popolo palestinese”. Una ‘scintilla’ di speranza che ha bisogno di ben altro per sfociare nella pace ‘disarmata e disarmante’. 

E naturalmente non dimentica la ‘martoriata’  e massacrata Ucraina, per la quale la ‘pace’, sempre a detta dei potenti del mondo in tutt’altro affaccendati, è di là da venire. E per la quale non si sono viste sinora sfilate, oceaniche manifestazioni, scioperi, ‘blocchiamo tutto’, occupiamo scuole e università, flotille o carovane che dir si voglia. Chissà perchè...

Per cui ricominciamo, anzi continuiamo a pregare, anche andando alla messa per la pace delle 6,30, giovedì 23 ottobre in Basilica. Sarà  un po’ presto, ma quando per andare in vacanza magari proprio a Sharm el-Sheikh ci dicono che bisogna essere in aeroporto alle 3 o alle 4 forse che ci lamentiamo? Ci alziamo e andiamo. Ecco, appunto.


Luigi Losa