Il tema al centro della sessione di lavoro del 29 ottobre del consiglio pastorale

Durante la sessione del consiglio pastorale della comunità del 29 ottobre scorso, svoltasi presso la parrocchia Beata Vergine Addolorata al Lazzaretto, e  dedicata a fare il punto della situazione delle commissioni e ad una prima riflessione sulla sinodalità, dai vari interventi sono emersi importanti spunti che riguardano la vita della comunità cittadina. 


Ci si è soffermati in particolare sul passaggio dall’io al noi, una delle tematiche individuate riflettendo sulla lettera pastorale 2025/2026 “Tra voi, però, non sia così” dell’arcivescovo mons. Mario Delpini. 


Tutti viviamo immersi nella contraddizione tra un imperante individualismo che ci induce a pensare solo al proprio tornaconto e il desiderio di far parte di una comunità luogo di relazioni intense e appaganti.  Il periodo del covid ci ha insegnato che abbiamo veramente bisogno delle relazioni umane. 


D’altra parte, camminare insieme è spesso faticoso perché non è facile rispettare le diverse sensibilità. Si tende a far prevalere il proprio punto di vista come il giusto e il più conveniente, si dà spazio al pregiudizio senza accertarsi della realtà, si evita il confronto per opportunismo, si nasconde la verità per quieto vivere. 


Il percorso compiuto dalla Chiesa attraverso gli ultimi sinodi invita a cambiare lo sguardo e a farsi interpellare dal quel ‘cambiamento d’epoca’ più volte richiamato da papa Francesco. La riflessione sviluppata sulla sinodalità, che si è avvalsa anche e soprattutto di contributi arrivati dalla base, ossia dalle comunità e dalle diocesi, ha messo al centro l’arte dell’ascolto che deve essere declinato a vari livelli, sia come ascolto dello Spirito che incessantemente agisce nel popolo di Dio, sia come ascolto reciproco, da persona a persona, da comunità a comunità. 


L’ascolto porta a farsi domande, le domande fanno entrare in dialogo, il dialogo fa camminare insieme. Si possono così individuare alcuni elementi che devono caratterizzare il cammino sinodale, che sono anche frutti dello Spirito. 


Tenere insieme le diversità, privilegiando ciò che unisce; non dividere le persone in categorie discriminanti; non temere il conflitto ma farne occasione di crescita; parlarsi con franchezza; avere cura delle relazioni; esercitare l’accompagnamento educativo e sostenere le fragilità. Occorre porsi come orizzonte l’inclusione e non l’esclusione: è importante arrivare a tutti! 


Inoltre, il passaggio dall’io al noi, e viceversa, è da intendersi in modo dinamico. Non è detto che l’azione compiuta dall’io sia da considerarsi solo negativa e quella dal noi solo positiva, perché l’opera di ogni singola persona, svolta con premura e convinzione, costruisce il noi della comunità.


Come comunità ecclesiale sappiamo che la radice del nostro essere e camminare insieme è in Gesù Cristo e che l’Eucaristia ne è segno di unità e di comunione. Perciò, costruendo sopra queste solide basi, partiamo da ciascuno di noi, da coloro che ci sono più vicini e costruiamo relazioni autentiche che creano comunità. 


Ciò è richiesto in modo particolare ai membri del consiglio pastorale. Un piccolo gruppo di persone che di fronte alla grandezza e numerosità dell’intera comunità devono considerarsi un po’ come il lievito che deve far fermentare la pasta, come un laboratorio di ascolto e di dialogo, di comunione e di corresponsabilità.


Il consiglio tornerà a riunirsi mercoledì 3 dicembre.


Paola Landra