L’omelia alle esequie dell’ex sindaco nel santuario di S. Valeria gremito di folla
Una buona fetta di seregnesi e di rappresentanti delle sue istituzioni e associazioni si è stretta commossa e triste con un affettuoso abbraccio, a familiari e parenti dell’ex sindaco Gigi Perego, deceduto lo scorso mercoledì 22 ottobre all’età di 83 anni, lasciando nel rimpianto l’amata consorte Luigia, i figli Alessandra, Davide, gli adorati nipoti Tommaso, Federico, Leonardo e Beatrice, la sorella Piera con la figlia Rosanna. Era socio della sezione comunale Aido e come ultimo gesto di altruismo ha donato le cornee.
Il santuario di Santa Valeria dove si sono svolte le esequie, era gremito nel primo pomeriggio di sabato 25. All’altare la liturgia di suffragio è stata presieduta dal vicario parrocchiale don Valter Gheno con don Giuseppe Conti, parroco della comunità pastorale Spirito Santo di Carate Brianza.
All’omelia don Gheno ha preso lo spunto dal giudizio finale dal capitolo 25 di Matteo in cui si legge tra l’altro:
“Poiché ebbi fame e mi deste da mangiare, ebbi sete e mi deste da bere, nudo e mi copriste, infermo e mi visitaste, ero in carcere e veniste a trovarmi”.
Per proseguire ancora citando:
“I giusti diranno: ‘Signore quando ti vedemmo affamato e ti demmo da mangiare, assetato e ti demmo da bere?’. Gesù risponderà loro: “Tutto quello che avete fatto a uno dei più piccoli di questi miei fratelli, l’avete fatto a me”.
Quindi don Walter ha così proseguito:
“Il Signore svelerà a te Gigi che era presente nel volto di persone semplici, umili, bisognose che chiedevano una parola, un gesto, un’attenzione di questa o di quelli che bussavano alla porta magari con delle richieste fuori luogo, dove hai carcato di dire una parola, di compiere un gesto, di mostrare la tua vicinanza. Gesù dirà: vieni benedetto dal Padre mio. Noi desideriamo pensare Gigi proprio lì, accanto al Signore Risorto. La speranza e la fede per chi è accanto al Signore non serve più, perché è nell’oggi per sempre, e nel giorno senza fine, dove è una carità piena e totale che Gigi ha cercato di vivere, certo con tutti i limiti e le fragilità di ogni essere umano”.
Subito dopo don Giuseppe Conti con due semplici parole ha aggiunto:
“Caro Gigi lei mi ha accolto come parroco a Sant’Ambrogio nel lontano 1997, a metà anno sono venuti a prendermi all’oratorio di Paderno e diventavo parroco e non sapevo neanche cosa volesse dire. Un parroco ha anche delle relazioni pubbliche con le autorità civili. Con lei ho imparato una cosa preziosa: che un parroco e un sindaco hanno una corresponsabilità che è prendersi a cuore, prendersi cura e mettersi al servizio delle medesime persone. E devo dire che abbiamo lavorato bene. Siamo stati anche buoni amici, pur con grande rispetto ciascuno nel proprio ruolo, abbiamo anche affrontato delle difficoltà assieme. Una cosa tipica del suo tratto l’attenzione alle persone sofferenti, a chi è in difficoltà, a chi se la passa meno bene degli altri. E Gigi l’ha testimoniata e lo voglio ringraziare di cuore, come ha detto il Vangelo, il Signore ricompensi questa sua generosità”.
Gigi Perego era stato eletto alla guida della città nel 1995, al termine di un quinquennio in cui Seregno aveva dovuto subire diversi scossoni politici e creato un profondo vuoto a palazzo Landriani-Caponaghi, che aveva portato allo stallo completo in tutti i settori.
Sindacalista da decenni, a capo della Cisl di Monza e Brianza ma poco conosciuto in campo politico, la sua affermazione con la coalizione di centrosinistra Per Seregno democratica aveva sorpreso un po’ tutti.
Ma con la determinazione, la caparbietà, la volontà di fare bene che si era imposto e il profondo impegno profuso nel dare una svolta alla città, con un programma di valore e notevole portata, con la sua giunta, era riuscito nei primi cinque anni, a dare un volto completamente nuovo a Seregno. Aveva rivoluzionato tutte le principali arterie del centro storico e delle piazze centrali. Con una pavimentazione di pregio era riuscito a creare di Seregno un “ammirato e invidiato salotto”, molto apprezzato da tutti e che ancora resiste.
Si era attorniato di tecnici e professionisti di qualità esperti del settore, tra cui l’assessore Arturo Lanzani che ha accompagnato il feretro all’uscita dal santuario con il sindaco Alberto Rossi.
Nel 2000 era stato rieletto, premiato dagli elettori per aver ben amministrato, perché i risultati erano sotto gli occhi di tutti i cittadini.
È stato il sindaco che ha traghettato la città nel nuovo millennio, e sul finire del secondo quinquennio, con le elezioni alle porte per il rinnovo del consiglio comunale, aveva pagato a caro prezzo il progetto di eliminare i quattro cedri di piazza Risorgimento per dar corso all’edificazione di un nuovo palazzo municipale, progetto che era sortito da un concorso internazionale molto contestato, a cui i successori non hanno poi dato corso.