Nella Basilica San Giuseppe
Per il mese di maggio la statua della Beata Vergine Immacolata sarà ricollocata nella sua nicchia nella cappella a destra della Basilica San Giuseppe per tornare ad essere venerata, in particolare, dalle seregnesi di ogni età.
“L’intervento conservativo, a cura della restauratrice Chiara Ferrario, che è in corso sulla statua in questi mesi nell’aula mons. Citterio - spiega l’arch. Carlo Mariani che sovrintende a tutti i lavoro di restauro che in questi anni hanno interessato la Basilica S. Giuseppe - tende a risolvere le precarietà di alcune porzioni di preparazione in gesso e colla diffusamente distribuite su tutta la statua, in particolare sul basamento e sul serpente. Lo spesso strato di preparazione ha subito negli anni un leggero ritirarsi del supporto ligneo causando sollevamenti e perdite di colore su varie parti. La pellicola pittorica era offuscata ed ingrigita da un notevole strato di polvere. La mezzaluna dorata in foglia oro autentica presentava una lacuna che è stata risarcita.
Dopo una rimozione dei depositi incoerenti, sono state compiute delle prove preliminari di pulitura per testare la tecnica più idonea alla tipologia dell’opera e, in seguito, è stata compiuta la pulitura a batuffolo e le operazioni di consolidamento degli stati di pittura che presentavano dei sollevamenti. In seguito la restauratrice ha eseguito il ritocco pittorico con colori ad acquerello, applicati a rigatino a selezione cromatica. Sono in corso le ultime fasi di ritocco e di stesura del protettivo finale”.
La statua lignea policroma della Beata Vergine Immacolata, è raffigurata nella tipica veste della donna dell’Apocalisse con la quale l’Immacolata Concezione ha molte similitudini come: la corona di dodici stelle che simboleggiano le dodici tribù di Israele; i suoi piedi poggiano su un globo, la Terra, e sulla Luna ed è insidiata dal serpente che ha in bocca la mela il frutto proibito del paradiso terrestre.
A ricostruire la storia e le origini del simulacro mariano è lo stesso architetto Mariani.
“Nel 1836 la popolazione seregnese - racconta - , invocando la protezione della Vergine per non essere contagiata dal colera che imperava in quegli anni, dona delle offerte per il rifacimento dell’altare della cappella dedicata alla Beata Vergine Immacolata dell’allora parrocchiale San Giuseppe.
Viene realizzato un nuovo altare in marmo bianco Carrara con inserti in Bardiglio; alla nicchia che contiene la statua, viene rifatta la cornice con intagli in legno dorato e un paliotto d’altare viene portato da Milano. Nel 1893 viene dorata la cornice della nicchia, “fatto di bianco la Madonna”, dipinta la nicchia di celeste e compiute altre decorazioni.
Nel numero dell’ottobre 1954 de ‘l’Amico della Famiglia’, l’allora prevosto mons. Enrico Ratti scriveva tra l’altro: ‘Anche dopo le grandiose manifestazioni di principio ottobre, sia in Collegiata che in Santuario [della Madonna di Santa Valeria], Seregno non può chiudere il magnifico Anno Mariano mondiale, senza lasciare un ricordo tangibile che perpetui negli anni futuri e dimostri ai posteri la sua devozione alla Madonna. […]. Ecco perché si è pensato di invitare la popolazione della Parrocchia a contribuire al restauro dell’Altare della Madonna. Come i nostri vecchi, cento anni fa, hanno voluto ricordare la proclamazione del Dogma dell’Immacolata Concezione, con la bella statua, in legno, che veneriamo in Collegiata, cosi noi, adesso, nel centenario, vogliamo abbellirlo, questo simulacro e dargli una sistemazione migliore e più degna’. Dalle parole di mons. Ratti sappiamo quindi che la statua è del 1854, anno in cui papa Pio IX proclamò il dogma dell’Immacolata Concezione. La statua era stata poi dipinta “di bianco” nel 1893, evidentemente per simularne le fattezze di marmo”.
Sarà l’arch. Ottavio Cabiati ad occuparsi del rinnovamento dell’intera cappella tra il 1954 e il 1956, dove oltre a rifare ex novo la parte basamentale dell’altare con una nuova mensa in marmo bianco di Lasa e un nuovo tabernacolo, farà rivestire la nicchia, contenente la statua della Vergine, con tessere di mosaico. Un primo intervento di restauro della statua era stato poi condotto, sotto la prevostura di mons. Luigi Gandini, nel 1995 da Flavio Vailati.