Tecnologie, persona umana e lavoro al centro del discorso

Nel suo primo intervento ufficiale di fronte al Collegio cardinalizio, papa Leone XIV ha tracciato con nettezza una delle direttrici fondamentali del suo pontificato: affrontare le sfide etiche e sociali poste dall’intelligenza artificiale (IA). Un impegno che, nelle sue parole, si colloca idealmente nel solco della grande tradizione della dottrina sociale della Chiesa, inaugurata nel 1891 con la storica enciclica Rerum Novarum di papa Leone XIII. Se quest’ultimo si confrontò con gli effetti della rivoluzione industriale, Leone XIV indica oggi la necessità di una rinnovata riflessione morale e sociale di fronte all’attuale rivoluzione industriale dominata da algoritmi, automazione e intelligenza artificiale.

La comparazione tra i due momenti storici non è retorica. Come la meccanizzazione e il capitalismo industriale dell’Ottocento imposero nuove gerarchie e modelli economici, così oggi l’intelligenza artificiale promette di trasformare profondamente il lavoro umano, i rapporti sociali e le strutture del potere, generando al contempo opportunità e rischi sistemici.


L’eredità della Rerum Novarum: dignità, lavoro, giustizia sociale

L’orizzonte indicato da papa Leone XIV si radica nell’insegnamento di Leone XIII, il cui capolavoro, Rerum Novarum, rimane un testo fondante della visione cristiana dell’economia e del lavoro, benché le risposte specifiche indicate allora dalla Chiesa – come ha osservato Luigino Bruni il 10 maggio su Avvenire – risultino oggi non più applicabili. In quell’enciclica, Leone XIII difendeva il diritto dei lavoratori a una giusta retribuzione, al riposo, all’associazionismo, e denunciava gli eccessi di un capitalismo senza regole.

Se si sostituiscono i telai e le fabbriche con algoritmi e robot, il capitalismo ottocentesco con i monopolisti di Big Tech e i fondi di investimento che li alimentano, si nota l’attualità di quelle istanze. Anche oggi, la centralità del lavoro umano è minacciata: non più solo dalla macchina industriale, ma dall’automazione cognitiva, che rischia di espellere le persone dal ciclo produttivo e trasformare la nozione stessa di lavoro e il rapporto uomo-macchine.

Questo vale sia per i settori a bassa qualificazione, inizialmente ritenuti quelli più vulnerabili agli sviluppi dell’IA, sia per le professioni ad alta specializzazione. Come documenta Nello Cristianini nel suo libro “Sovrumano. Oltre i limiti della nostra intelligenza”, in alcune diagnosi mediche – ad esempio relative a melanomi e polmonite - le reti neurali superano ormai le prestazioni degli specialisti umani, riducendo errori e tempi di elaborazione. 

Papa Leone XIV, con il richiamo alla Rerum Novarum, intende rilanciare il principio secondo cui l’economia deve essere al servizio dell’uomo, e non viceversa. Una società giusta – oggi come nel 1891 - si costruisce non accettando passivamente le logiche della produttività o del profitto, ma orientando le innovazioni tecniche in funzione della dignità umana e della coesione sociale.


Papa Francesco, l’IA e la pace

Leone XIV raccoglie un testimone importante dal suo predecessore papa Francesco, che nel messaggio per la 57ª Giornata mondiale della Pace (1° gennaio 2024) aveva già dedicato un’intera riflessione ai rapporti tra intelligenza artificiale e pace. Francesco riconosceva le potenzialità positive dell’IA nel campo della medicina, dell’educazione e della sostenibilità ambientale, ma richiamava con forza l’attenzione sui rischi di disumanizzazione, disuguaglianza e delega cieca alle macchine.

Come scriveva Bergoglio: «Non è accettabile che la decisione su questioni fondamentali per la vita delle persone sia affidata a strumenti algoritmici». Per questo auspicava lo sviluppo di un’“algoretica”, un’etica degli algoritmi capace di mettere al centro la dignità della persona e il bene comune. La pace, secondo il pontefice argentino, non è solo assenza di conflitto, ma armonia fondata su giustizia, inclusione e partecipazione: criteri che devono orientare anche l’architettura e la governance globale dell’IA.

Nel suo messaggio Francesco chiedeva, infatti, accordi internazionali per regolamentare lo sviluppo e l’uso dell’IA, ispirati a principi etici universali che garantiscano trasparenza, equità e accesso per tutti.


Il premio Nobel Acemoglu e l’intelligenza artificiale imposta

A rafforzare questa prospettiva giunge anche il contributo di pensatori laici come l’economista Daron Acemoglu, premio Nobel 2024 per l’Economia. In numerosi interventi, Acemoglu ha denunciato il pericolo di una diffusione unilaterale e ideologicamente orientata delle tecnologie digitali, in particolare dell’IA.

Secondo Acemoglu, il problema non è l’innovazione in sé, ma il modo in cui viene progettata, promossa e adottata. Il problema è la “visione” che la sorregge. Le grandi aziende tech tendono, infatti, a imporre narrazioni vincenti – basate sulla bulimia di dati, sull’efficienza o sulla disintermediazione – che giustificano modelli pensati per sostituire il lavoro umano, non per aumentarlo, integrarlo o migliorarlo. Questo non è un destino ineluttabile, ma il frutto di scelte politiche, economiche e culturali funzionali a interessi ristretti.

La critica dell’economista si sposa perfettamente con l’appello della Chiesa a una governance etica e partecipata dell’IA, che tenga conto delle conseguenze a lungo termine, eviti concentrazioni di potere e garantisca un accesso equo ai benefici della tecnologia.


Verso una nuova dottrina sociale digitale

L’impegno indicato da papa Leone XIV può essere letto come l’annuncio di una nuova fase della dottrina sociale della Chiesa, capace di confrontarsi con la realtà digitale del XXI secolo. La sfida dell’IA – come quella della povertà, della guerra o della crisi climatica – non è solo tecnica o economica: è antropologica. Impone di domandarci che cosa significhi essere umani in un’epoca in cui i confini - tra naturale e artificiale, decisione e calcolo, mondo della vita e controllo digitale - diventano sempre più labili.

Non sarà un percorso agevole. Negli Usa, l’amministrazione Trump ha più volte mostrato l’intenzione di puntare su una deregolamentazione aggressiva, auspicata dai giganti tecnologici per liberare tutte le potenzialità di business dell’IA. Da par suo, la Cina ha già iniziato a giocare all’attacco – si pensi al successo di DeepSeek - senza dover sottostare ai vincoli di un sistema democratico.

In questo contesto, l’unico contrappeso credibile è oggi rappresentato dall’Unione europea che, con l’AI Act del 2024, ha delineato il primo quadro giuridico globale sull’intelligenza artificiale, ponendosi in una posizione di leadership mondiale.

Se Leone XIII difese i lavoratori della fabbrica ottocentesca, Leone XIV potrebbe rappresentare ora la voce che interpreta le esigenze di giustizia, dignità delle persone e bene comune nell’era degli algoritmi.

Marco Mariani