Fede, pace e 50 anni di sacerdozio
Nella sera di giovedì 19 giugno, la Diocesi di Milano ha celebrato con particolare solennità e partecipazione la festa del Corpus Domini, uno degli appuntamenti più significativi dell’anno liturgico, che richiama i fedeli a testimoniare pubblicamente la presenza reale di Cristo nel Sacramento dell’Eucaristia. A presiedere la celebrazione è stato l’Arcivescovo Mario Delpini, nel giorno in cui ricorreva anche il suo 50° anniversario di ordinazione sacerdotale, avvenuta nel 1975.
La serata si è aperta con la celebrazione eucaristica nella Basilica di Santo Stefano Maggiore, parrocchia personale dei migranti e segno concreto di quella “Chiesa dalle genti” che l’Arcivescovo ha più volte richiamato nei suoi interventi pastorali. Alla celebrazione hanno preso parte oltre duemila fedeli, insieme a più di cento sacerdoti e sette Vescovi, testimoniando l’ampiezza e la vitalità della comunità ecclesiale ambrosiana.
Nella sua omelia, intensa e appassionata, l’Arcivescovo ha invitato tutti a rimanere “ostinati nella speranza”, anche davanti ai drammi del nostro tempo: le guerre, le povertà, le ingiustizie, il dolore di chi si trova solo e senza sostegno. Delpini ha ricordato che proprio l’Eucaristia, il Corpo del Signore spezzato e donato, è la sorgente della nostra forza e il segno concreto che Dio non abbandona mai l’umanità. «Noi continuiamo a sperare – ha detto – anche quando ci accorgiamo che le nostre parole sembrano non bastare, che le nostre mani appaiono insufficienti a sollevare chi soffre. Eppure, il nostro compito è esserci: camminare, testimoniare, pregare e amare».
Terminata la celebrazione, il corteo processionale, guidato dallo stesso Arcivescovo con il prezioso ostensorio ambrosiano tra le mani, si è snodato per le vie del centro storico, attraversando Piazza Santo Stefano e Piazza Fontana, fino a raggiungere il Duomo. Lì i fedeli, sacerdoti, religiosi, diaconi e rappresentanti delle associazioni ecclesiali e delle istituzioni civili e militari hanno sostato in preghiera e adorazione.
La serata è poi proseguita con un momento di festa sul sagrato del Duomo, dove Monsignor Delpini è stato accolto dall’applauso della folla e dal saluto delle sette Zone pastorali della Diocesi. In suo onore sono stati offerti alcuni frutti simbolici rappresentativi dei territori di provenienza: un gesto semplice ma denso di significato, espressione di affetto e gratitudine per il lungo servizio pastorale dell’Arcivescovo e segno di quella comunione che unisce la Chiesa ambrosiana.
Significativa anche la scelta dei doni: dal frutto della passione a ricordare la dedizione sacerdotale, alle pesche sciroppate, alle spighe di grano e alle ciliegie, simbolo di vita condivisa, preghiera e speranza. A rendere ancora più suggestiva la serata, le testimonianze di alcuni fedeli – una giovane in discernimento, due donne di origini ucraine e albanesi e un compagno di ordinazione di Delpini – che hanno raccontato il valore della fede in contesti diversi e difficili.
Questo Corpus Domini, nel cuore dell’Anno Santo dedicato alla Speranza, ha assunto dunque un valore speciale: è stato il segno visibile di una Chiesa viva, che crede nella forza del Vangelo e nell’Eucaristia come alimento di fraternità e coraggio. Un popolo in cammino, radicato nella tradizione e proiettato nel futuro, deciso a non arrendersi al male e alla rassegnazione, ma a portare parole e gesti di pace nelle pieghe della storia.
Un messaggio chiaro e luminoso, ribadito dalle parole conclusive dell’Arcivescovo: «Ostinati nella speranza noi continueremo a ricevere il dono della pace da Cristo risorto, che ci incontra nell’Eucaristia e ci manda a essere uomini e donne per la speranza».