La comunità cristiana lo ha ricordato riunendosi nella preghiera
Le edizioni straordinarie dei telegiornali e a seguire i mesti rintocchi del campanone della torre del Barbarossa e delle altre chiese cittadine, hanno rotto intorno alle 10 della mattina del lunedì dell’Angelo, la tranquillità silenziosa tipica del giorno di Pasquetta.
Annunciavano la morte improvvisa di papa Francesco, avvenuta come è stato poi precisato, alle 7,35 di quella mattina nel suo appartamento presso la Domus Santa Marta, la residenza dove aveva scelto di vivere nei 12 anni del suo pontificato, in luogo dell’appartamento nel palazzo pontificio (dalla tradizionale finestra del quale si affacciava comunque per l’Angelus domenicale).
A darne l’annuncio in forma ufficiale il camerlengo cardinale Kevin Joseph Farrel con queste parole:
“Carissimi fratelli e sorelle, con profondo dolore devo annunciare la morte di nostro Santo Padre Francesco. Alle ore 7:35 di questa mattina il Vescovo di Roma, Francesco, è tornato alla Casa del Padre.
La sua vita tutta intera è stata dedicata al servizio del Signore e della Sua chiesa. Ci ha insegnato a vivere i valori del Vangelo con fedeltà, coraggio ed amore universale, in modo particolare a favore dei più poveri e emarginati. Con immensa gratitudine per il suo esempio di vero discepolo del Signore Gesù, raccomandiamo l’anima di Papa Francesco all’infinito amore misericordioso di Dio Uno e Trino”.
“Ictus cerebri, coma, collasso cardiocircolatorio irreversibile” la causa della morte certificata dalla direzione sanitaria del Vaticano.
Il mondo intero è rimasto attonito, anche perchè solo il giorno prima, solennità di Pasqua, il papa seppure ancora in precarie condizioni di salute a seguito della lunga degenza in ospedale per la grave polmonite bilaterale che aveva fatto temere per la sua vita, era comunque apparso alla loggia della basilica di San Pietro per la tradizionale benedizione urbi e orbi (con contestuale diffusione di un messaggio, di fatto l’ultimo del suo ministero, molto articolato e tutto incentrato sull’invocazione del dono della pace in tutti i contesti internazionali, non solo Ucraina e Palestina, dove sono in corso conflitti). Successivamente, a sorpresa papa Francesco aveva compiuto un ampio giro in piazza San Pietro sulla papamobile, salutando le decine di migliaia di fedeli accorsi anche in ragione dell’Anno Santo. Una sorta di commiato come si è rivelato nemmeno ventiquattro ore dopo.
La comunità pastorale cittadina si è ritrovata già nella serata di martedì 22 in Basilica San Giuseppe per la recita di un rosario meditato con testi indicati dal vicario generale mons. Franco Agnesi in una apposita nota. I fedeli hanno affollato la Basilica pregando per il papa scomparso con tutti i sacerdoti della comunità.
“E’ stato il papa che serviva per questo tempo segnato da tante fatiche anche ecclesiali - il commento del prevosto mons. Bruno Molinari -. Si è rivelato un timoniere capace in quello che lui stesso ha definito ‘il cambiamento d’epoca’ che stiamo vivendo, suscitando certo anche prese di distanza da parte di una parte dei cristiani ma allo stesso tempo l’ammirazione da parte di persone fuori dalla Chiesa. E’ stato un segno di speranza, di ripresa, di rilancio della presenza cristiana con quel suo continuo invito ad essere ‘Chiesa in uscita’. L’Evangeli Gaudium è stata la pagina costitutiva del suo pontificato e credo che dalla strada che ha indicato non si potrà tornare indietro”.
Anche il sindaco Alberto Rossi ha ricordato il Santo Padre con un post sulla sua pagina Facebook rievocando l’incontro avuto nel 2019 con la Fondazione Don Gnocchi.
L’arcivescovo Mario Delpini ha celebrato in Duomo nella stessa giornata di martedì la messa di suffragio ricordando il pontefice scomparso all’omelia con queste parole: “Papa Francesco è un cristiano che ha fatto Pasqua. Ha sperimentato il timore e la gioia grande e si è dedicato a sostenere la fede e la perseveranza dei fratelli. Ed è stato fastidioso, irritante per la sua parola che, in nome del Vangelo, ha proposto uno stile di vita, una attenzione ai più poveri, un doveroso cammino di conversione”.