La morte dei nostri cari rappresenta – certamente – un momento di dolore, di fatica e, talvolta anche di angoscia e disperazione. 

Non vorremmo mai privarci della presenza fisica delle persone con cui abbiamo condiviso tanti anni della nostra vita e che sono entrate per sempre nel nostro cuore. La morte, invece, strappa e toglie inevitabilmente la loro presenza concreta e questo ci fa soffrire non poco. 

Dobbiamo però ricordarci che i legami di amore e di carità gratuita che abbiamo coltivato in questa vita non verranno mai meno, nemmeno con la morte. E questi legami di amore e di gratuità noi li abbiamo ricevuti attraverso il corpo dei nostri cari, attraverso le loro mani, i loro piedi, la loro voce, gli abbracci, i baci e tanto altro… 

Ecco perché la Chiesa rende molto onore al corpo dei nostri cari e durante la liturgia delle esequie compie due gesti: li asperge con l’acqua del Battesimo e li onora con il profumo dell’incenso. La comunità cristiana raccomanda anche che «sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli» proprio per la gratitudine che dobbiamo ai corpi dei nostri fratelli e sorelle dai quali abbiamo ricevuto la vita, l’affetto, il sostegno e l’amore. 

Negli ultimi anni si sta diffondendo anche la pratica della cremazione dei corpi dei defunti. La Chiesa ammette tale pratica e precisa che la cremazione non è «di per sé contraria alla religione cristiana» e che non siano più negati i sacramenti e le esequie a coloro che abbiano chiesto di farsi cremare, a condizione che tale scelta non sia voluta «come negazione dei dogmi cristiani, o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa». 

La fede cristiana si fonda sulla resurrezione di Gesù. Questo è l’annuncio di salvezza che risuona anche nel momento del congedo dei nostri cari da questa vita, come ci ricorda san Paolo: «Vi ho trasmesso quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici» (1 Cor 15,3–5). E l’apostolo continua e precisa: «Come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,4). Ciò che è avvenuto in Cristo diventa promessa che anche in noi accadrà. Il Cristo risorto è principio e sorgente della nostra risurrezione futura: «Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti...; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo» (1 Cor 15,20–22). 

La liturgia della Chiesa prega così: «Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione eterna nel cielo». Con la morte, l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima. 

Questa è la fede dei cristiani! 

Seguendo l’antichissima tradizione cristiana, la Chiesa raccomanda insistentemente che i corpi dei defunti vengano seppelliti nel cimitero. 

I cristiani, dunque, hanno un luogo particolare dove deporre i corpi dei defunti. Seppellendo i corpi dei fedeli defunti, la Chiesa conferma la fede nella risurrezione della carne, e intende sottolineare l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona. I cristiani non possono, quindi, accogliere atteggiamenti e riti che coinvolgono concezioni errate della morte, ritenuta l’annullamento definitivo della persona, oppure il momento della sua fusione con la natura o con l’universo, e ancora, come una tappa nel processo della reincarnazione o come la liberazione definitiva della “prigione” del proprio corpo. 

Inoltre, la sepoltura nei cimiteri risponde adeguatamente alla pietà e al rispetto dovuti ai corpi dei fedeli defunti, che mediante il Battesimo sono diventati tempio dello Spirito Santo e dei quali, «come di strumenti e di vasi, si è santamente servito lo Spirito per compiere tante opere buone». 

Infine, la sepoltura dei corpi dei fedeli defunti nei cimiteri favorisce il ricordo e la preghiera per i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana. Ricordiamoci sempre che i nostri defunti non sono una nostra “proprietà” ma appartengono alla comunità dei credenti e tutti devono avere la possibilità di visitare e pregare là dove è presente il loro corpo mortale, senza dover chiedere il permesso per entrare in case private. 

Mediante la sepoltura dei corpi nei cimiteri la tradizione cristiana ha custodito la comunione tra i vivi e i defunti e si è opposta alla tendenza a occultare o privatizzare l’evento della morte e il significato che esso ha per i cristiani. 

Laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa non scorge ragioni per opporsi a tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene la negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi. 

Però, dopo la celebrazione delle esequie, la Chiesa stessa accompagna la scelta della cremazione con apposite indicazioni liturgiche e pastorali, avendo particolare cura di evitare ogni forma contraria alla fede che professa. 


1. Qualora per motivazioni legittime venga fatta la scelta della cremazione, le ceneri dei defunti devono essere conservate nel luogo sacro, cioè nel cimitero o, in una chiesa appositamente dedicata a tale scopo dalla competente autorità ecclesiastica. 


2. Sin dall’inizio i cristiani hanno desiderato che i loro defunti fossero oggetto delle preghiere e del ricordo della comunità cristiana. Le loro tombe siano luoghi di preghiera, di memoria e di riflessione. Essi fanno parte della Chiesa, che crede alla comunione «di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti formano una sola Chiesa». 


3. La conservazione delle ceneri nel cimitero può contribuire a ridurre il rischio di sottrarre i defunti alla preghiera e al ricordo dei parenti e della comunità cristiana. In tal modo, inoltre, si evita la possibilità di dimenticanze e mancanze di rispetto, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, nonché pratiche sconvenienti o superstiziose. Per i motivi sopra elencati, la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica non è consentita. Soltanto in caso di circostanze gravi ed eccezionali, il Vescovo della diocesi, in accordo con la Conferenza Episcopale, può concedere il permesso per la conservazione delle ceneri nell’abitazione domestica. Le ceneri, tuttavia, non possono essere divise tra i vari nuclei familiari e vanno sempre assicurati il rispetto e le adeguate condizioni di conservazione. 


4. Per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista, non è permessa la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo oppure la conversione delle ceneri cremate in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti. Nel caso che il defunto avesse notoriamente disposto la cremazione e la dispersione in natura delle proprie ceneri per ragioni contrarie alla fede cristiana, non sarà possibile celebrare le esequie cristiane. 


Dall’ Istruzione AD RESURGENDUM CUM CHRISTO 

circa la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione 

a cura della CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE. 


Ceneri