Le prime feste in famiglia, gli anni di Albiate, Bovisio, Lecco e Seregno
Quello di quest’anno sarà con tutta probabilità l’ultimo Natale di don Bruno Molinari come più gli piace essere chiamato.
Compiuti i 75 anni il 22 settembre scorso, dopo le canoniche dimissioni è rimasto alla guida della comunità pastorale come amministratore ben sapendo che la sua esperienza è vicina a concludersi.
Ma il passaggio induce anche a chiedergli di ripercorrere i suoi 75 anni a partire proprio dal Natale.
“Quel che più mi ricordo dei primi Natali da bambino - inizia il primo flash back - è il profumo dei mandarini che anche adesso mi evoca quegli anni. I miei genitori, il papà Giuseppe scomparso nell’85 e la mamma Maria giusto vent’anni dopo, avevano un piccolo negozio di alimentari a Lissago (una frazione di Varese di circa mille abitanti) e quindi il giorno di Natale era per loro soprattutto un giorno di riposo. Siamo cresciuti, con i miei fratelli Oreste più grande di tre anni e Guido più piccolo di altrettanti soprattutto con la nonna paterna Natalina. C’era ovviamente il presepe e qualche regalino ma c’era soprattutto il servizio in chiesa come chierichetto”.
Don Bruno, che il parroco don Emilio Sangalli volle giovanissimo come presidente dell’Azione cattolica parrocchiale, ha invece più a cuore un altro Natale, quello in cui è maturata la sua vocazione al sacerdozio.
“Ricordo una notte di Natale, mentre raggiungevo a piedi la chiesa del paese non lontano dove abitavano i nonni materni, ebbi chiara l’idea che dovevo diventare prete. Conseguita la maturità di ragioneria, infatti, il 4 ottobre del 1969 sono entrato in seminario, a Venegono”.
Negli anni da seminarista i ricordi di don Bruno legati al Natale sono quelli del servizio liturgico in Duomo a Milano con l’arcivescovo, il cardinal Giovanni Colombo che lo ordiò sacerdote del 1976.
“Il primo Natale da prete - riprende - fu ad Albiate dove venni subito inviato come assistente dell’oratorio e quindi quelle erano giornate passate con i ragazzi, i giovani, ma anche tanto in confessionale e anche a benedire le case, anche al Dosso, la frazione divisa con Seregno. Di quegli anni però ricordo soprattutto come la gente ti accoglieva per la benedizione nataliza, spalancando non una ma tutte e due le porte”.
E la considerazione rimanda ai giorni nostri con le tante porte che restano chiuse e non soltanto perchè chi ci vive non è in casa in quel momento...
“Anche a Bovisio Masciago dove arrivai nel 1995 come parroco - continua don Molinari - sono stati anni belli in cui mi sono sentito padre soprattutto quando andavo a casa della gente che sentivo mia.
Ma l’ultimo anno a Bovisio, il 2005, fu anche quello più agitato. Il 6 dicembre, festa di S. Nicola, tornando a casa proprio dalle benedizioni ricevetti la telefonata del cardinale Tettamanzi, l’arcivescovo Dionigi, che mi voleva parlare. Infatti il 9 dicembre, festività di San Siro, ricevendomi in curia mi propose di trasferirmi a Lecco come vicario episcopale di zona succedendo a mons. Giuseppe Merisi che era stato nominato vescovo di Lodi. Gli risposi che non ero molto convinto ma dopo pochi giorni accettai l’incarico anche se davvero a malincuore. Quando infatti l’allora vicario della zona di Monza, mons. Silvano Provasi, venne proprio pochi giorni prima di Natale a comunicare ai fedeli la mia prossima partenza si levò in chiesa un ‘nooo’ corale. Celebrai dunque la messa di Natale assai agitato dal pensiero del cambiamento che mi aspettava”.
Senza una comunità precisa di riferimento gli anni a Lecco non mancarono però di riservare a don Bruno Natali diversi e al contempo impegnati.
“Celebravo sempre la mattina presto la messa nel carcere di Lecco, una struttura piccola con non molti detenuti ed il clima era molto intenso. Poi andavo in qualche parrocchia ma soprattutto mi recavo al monastero della Bernaga, quello recentemente distrutto da un incdendi, dalle suore Romite Ambrosiane, dalle quali celebraro sempre anche il triduo di Pasqua. Un luogo dove il senso vero del Natale si respirava in ogni momento”.
Sono infine arrivati i Natali di Seregno.
“Una realtà comunitaria che si è via via e velocemente ampliata - riflette il prevosto - ma dove il Natale è comunque sempre presente anche se di anno in anno ed anche in questi giorni sento di dover ricordare soprattutto che questa ricorrenza che viviamo talvolta con una frenesia incontenibile è in realtà Dio che entra nella nostra umanità, una cosa fuori dall’immaginario ma che è di una grandezza straordinaria perchè può farci comprendere quanto sia immenso, appunto divino, l’umano, elevato da un bambino ad altezze incredibili”.
Ma il Natale, terminate le celebrazioni, don Bruno dove lo passa? “Sempre dai miei fratelli, con nipoti e pronipoti a Lissago, dove arrivo per il pranzo, sto un paio d’ore e poi torno, tra i loro mugugni, per i Vesperi”.
Prima di concludere don Bruno aggiunge.
“I miei Natali sono in verità scanditi dalla recita del breviario: il ‘Benedictus’ delle Lodi del mattino per gli anni della giovinezza, il ‘Magnificat’ dei Vespri per gli anni della pienezza della vita pastorale di cui sono grato per il tanto bene trovato, ed infine il ‘Non dimittis’ ‘della Compieta serale per la gratitudine della gioia del compimento”.
L.L.