La sentenza comunicata dal vicario mons. Michele Elli in Basilica domenica 27 aprile

La mattina di domenica 27 aprile il vicario episcopale della zona V di Monza e Brianza, mons. Michele Elli, in Basilica San Giuseppe, all’inizio della messa delle 11,30 ha dato lettura della preannunciata  sentenza del processo canonico nei confronti di don Samuele Marelli, sino al gennaio 2024 vicario di pastorale giovanile della comunità pastorale cittadina.

“Carissimi fedeli, vi raggiungo con questa mia lettera per un aggiornamento rispetto a quanto già vi avevo comunicato in data 30 marzo in merito alla vicenda che ha coinvolto don Samuele Marelli e la vostra comunità.
Lo scorso giovedì 24 aprile, infatti, si è concluso il primo grado di giudizio del processo canonico, nel quale don Samuele era imputato. Il Tribunale ecclesiastico incaricato ha comunicato all’Arcivescovo di aver riconosciuto la colpevolezza di don Samuele, in riferimento a due fattispecie delittuose per l’ordinamento canonico: atti contro il sesto comandamento (‘Non commettere atti impuri’ ndr.) del decalogo con minore da parte di un chierico (can. 1398 § 1, 1°) e atti contro il sesto comandamento del decalogo da parte di un chierico con persona maggiorenne, compiuti tramite abuso di autorità (can. 1395 § 3).
Allo stesso sacerdote è stata pertanto inflitta la seguente pena:
  1. La proibizione, per cinque anni, di risiedere nel territorio dell’Arcidiocesi di Milano;
  2. la proibizione, per cinque anni, dell’esercizio pubblico del ministero sacerdotale;
  3. la proibizione perpetua di cercare contatti volontari con minori, se non alla presenza di un accompagnatore maggiorenne;
  4. la privazione, per dieci anni, della facoltà di confessare e di poter svolgere attività di direzione spirituale;
  5. la proibizione perpetua di cercare contatti volontari, attraverso qualunque mezzo, con persone che erano canonicamente domiciliate a Seregno nel periodo in cui don Samuele ha svolto ivi il ministero sacerdotale.
Ogni pena canonica è sempre finalizzata ad ottenere il ristabilimento della giustizia, il pentimento del reo e la riparazione dello scandalo (cfr. cann. 1311 § 2 e 1341) ed è pertanto uno strumento che la Chiesa fa suo per custodire il bene di tutti fedeli.
Trattandosi di una sentenza in primo grado di giudizio, essa è soggetta a possibile appello e non è dunque da considerarsi come definitiva. Nel mentre, rimangono in essere le misure cautelari imposte al sacerdote, al quale continua pertanto ad essere proibito l’esercizio pubblico del ministero al di fuori del luogo della sua attuale dimora, nonché il contatto volontario con i fedeli della comunità di Seregno.
In questa domenica in cui celebriamo la “Divina misericordia”, esprimo nuovamente la vicinanza a tutte le persone coinvolte e che hanno sofferto per questa vicenda, nonché a tutta la comunità cristiana che vive un momento di turbamento e di ferita. I fatti accaduti ci spronano a ricercare una sempre migliore formazione di tutti coloro che svolgono un servizio educativo nelle comunità cristiane, una prevenzione più efficace e una condivisione delle scelte e degli stili educativi.
Ringrazio coloro che in questa difficile situazione hanno sostenuto e incoraggiato il cammino di tante persone e dell’oratorio”.

La comunicazione della sentenza ha evidentemente turbato non poco i fedeli presenti e successivamente tutti i cittadini che attraverso i mass media ne sono venuti a conoscenza nella stessa giornata come nei giorni successivi.

La vicenda non è comunque conclusa sia sul piano ecclesiale che, in particolare, su quella della magistratura ordinaria: la procura della Repubblica presso il tribunale di Monza sta continuando la sua indagine.

I ragazzi coinvolti continuano ad essere seguiti da un’equipe di esperti in problematiche di abuso sessuale.