Credo che tutti sentiamo che la parola speranza sia caduta in disuso e, proprio per questo, ce n’è ancora più bisogno.
Credo che tutti sentiamo che la parola speranza sia caduta in disuso e, proprio per questo, ce n’è ancora più bisogno.
Oggi è molto più difficile parlare di speranza perché in realtà siamo diventati tutti più soli e divisi dagli altri, mentre la speranza ha bisogno di un cammino corale, e perché siamo molto fatalisti o addirittura rinunciatari, per cui non crediamo che le cose cambieranno.
Si fa fatica a sperare anche perché le persone vivono in maniera molto squilibrata. Quando stanno bene pensano di essere Dio, quando stanno male si sentono subito in punto di morte: è tutto in eccesso, per cui o c’è questa esaltazione superficiale o questa disperazione senza forza, senza energia. E si diventa, di fondo, ciechi di fronte alla vita perché sia che ci si creda onnipotenti che inutili comunque non riusciamo a metter mano alla nostra vita.
Una speranza non può nascere da questi eccessi, perché non contiene certezze.
È semplicemente un fidarsi. In ebraico “speranza” ha la stessa radice di corda, è come se uno ti getta una corda e ti tira su.
Ma quella corda devi cercare di prenderla anche quando non la vedi, occorre sognarla perché trovi il modo di rendersi reale. È questa la grande sfida della speranza.
Si vive tutti su un crinale molto stretto, e rispetto a quello che ci capita, o ti lamenti per quello che non va, oppure ti ascolti e fai con quello che c’è. La speranza è molto legata al saper fare con il poco che si ha. Uno spera perché ha voglia di vivere, perché ha voglia di non cedere. Un’altra parola che sento molto associata a speranza è dignità: vedo persone che avrebbero tutto il diritto di maledire la vita, di buttarsi via e invece continuano a sperare. La speranza è come togliere al futuro questa prepotenza del fatalismo, della disperazione.
Infine la speranza è associata all’amore. Se uno ama spera in tutti i modi, non lo fermi mai, perché non può cedere a ciò che ama.
Ma a che cosa serve, alla fine, la speranza?
Secondo me serve a portare avanti la vita.
Nella lettera ai Romani c’è questa espressione fortissima: “Sperare contro ogni speranza”, che rispecchia benissimo la vita di Gesù.
Gesù non cede mai di fronte a ogni fallimento o difficoltà: è sempre pronto ad aprire il cuore delle persone, a indirizzarsi verso nuovi orizzonti, a portare avanti la vita. La missione del cristianesimo è quella di portare avanti la vita, perché la vita non va frenata, non va ingabbiata, va sempre vista un passo oltre. “Non so se ce la farò, ma andrò avanti lo stesso, non cederò”: questo è lo stato d’animo di chi cerca, ogni giorno, la sua “corda”.
Don Luigi Verdi