Omelia nella celebrazione solenne

Ringrazio Monsignor Prevosto don Bruno per avermi invitato a celebrare con voi la festa del patrono san Giuseppe a cui è dedicata questa Basilica . È per me l'occasione per ritornare a Seregno e pregare con voi e per voi, dopo aver vissuto come pastore, per 17 anni in questa città. San Giuseppe viene presentato dalla Scrittura come colui che ha condiviso la vita sponsale con Maria di Nazareth, diventando li padre adottivo del bambino Gesù. È stato scelto da Dio per dare una famiglia in terra al suo Figlio, dando ai credenti un modello di vita familiare. Con san Giuseppe, semplice artigiano Gesù cresceva in età e grazia, ammirando la fede dei genitori che con gli angeli annuncianti e con i sogni ispirati, seguivano la volontà di Dio. Già questo sguardo sulla famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe dice tante cose alla nostra cultura che sembra voler cancellare dalla esperienza umana e cristiana, li matrimonio come esperienza d'amore fedele e per sempre tra un uomo e una donna. Oggi poi, chiediamo a S. Giuseppe, che ogni famiglia abbia un lavoro sicuro così che possa coltivare e

realizzare il desiderio di accogliere i figli come dono di Dio e pensare al futuro come a un tempo di vita armonioso e sereno dove regni la pace nelle famiglie e tra i popoli.

Un aiuto a rendere possibile queste scelte, ci viene dato anche dal vangelo di questa quinta domenica di Quaresima, che ci presenta la resurrezione di Lazzaro da parte di Gesù. LI cammino quaresimale della liturgia ambrosiana è una catechesi battesimale. Attraverso segni e incontri di Gesù, rivissuti oggi nela Chiesa, si fa memoria viva con Lui presente con la sua grazia. Così riviviamo l'efficacia dei sacramenti, oggi ni particolare li Battesimo, che ci fa celebrare li dono della vita nuova che ci ha donato, liberandoci dal peccato.

È la vita nuova che ci è stata donata, quando siamo usciti dal fonte battesimale. È la vita nuova che anche dopo aver ricevuto li Battesimo, siamo ricaduti nel peccato e con li Sacramento della confessione, veniamo fatti risorgere riconciliati per grazia con Cristo e come sue membra siamo mandati a tutti gli uomini a partecipare alla salvezza del risorto. Anche anoi, Gesù dise forte 'Lazzaro, vieni fuori" Per la grazia dello Spirito santo, si sciolsero el catene del peccato ni cui eravamo ricaduti, e diventammo ancora la nuova creatura rinnovata dala grazia. Lazzaro oggi è una figura che ci aiuta afare memoria del nostro battesimo, dela nostra rinascita a vita perdonata e santificata. È la vita nuova ottenuta dalla preghiera e dalla fede delle sorelle Marta e Maria : "Se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto. Ma ancheaoroshec qua ungesco ederali be ol sono al resurrezione e la vita" "Chi crede ni me non morirà ni eterno. Credi tu questo?" Oggi Gesù rivolge a noi questa stessa domanda: "Credi tu questo?" La costatazione che si percepisce nelle parrocchie èche un poco per al pandemia, un po' per al fede debole e l'indifferenza religiosa diffusa, al presenza alla Messa domenicale e al sacramento dela confessione ,è molto calata. Alora risvegliamo la nostra fede e facciamo Pasqua quest'anno. "Fare Pasqua" significa confessarsi . Ci aiuta li vangelo di san Giovanni che dice che nel giorno di Pasqua Gesù apparve ai suoi discepoli "alitò su di loro e disse: Ricevete lo Spirito santo a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non il rimetterete resteranno non rimessi " È chiaro ni questo passo del vangelo che è al Chiesa che ha li compito di educare ognuno di noi a una coscienza retta, riconoscendoci peccatori e aver bisogno del sacramento della confessione per sentirsi perdonati così che" sia sciolto ni terra quanto è sciolto ni cielo, dove si fa' festa per un peccatore pentito".

Con la mia presenza Mons. Prevosto ha voluto anche ricordare li mio sessantesimo di ordinazione sacerdotale . Colgo così l'occasione per chiedere a voi di unirsi nel ricordo e con la preghiera ai miei pensieri e desideri che coltivo in cuore, mentre percorro gli ultimi passi concessimi dalla bontà di Dio verso l'incontro faccia a faccia con li Signore. Sono stato benedetto da Dio che fatto cristiano con li battesimo, ni una famiglia ricca di fede e numerosa di figli, ho avuto la grazia di essere chiamato ala vita sacerdotale. Avevo già quasi 19 anni, e come i miei fratelli anch'io stavo lavorando. Ho vissuto il cammino di formazione per 10 anni in Seminario e poi da prete ho aiutato altri giovani come educatore dei seminaristi a seguire la vocazione. La mia aspirazione era di esercitare li ministero come pastore in una parrocchia. Il vescovo mi ha nominato parroco e così ho potuto essere in mezzo al gregge come pastore in 2 parrocchie per 32 anni. A Seregno giunsi già sessantenne nel 1995. Ho cercato di vivere il mio servizio in questa Comunità con impegno e disponibilità. Venendo qui oggi a celebrare al festa di S.Giuseppe, mi sono ricordato dell'altare a lui dedicato che c'è in questa Basilica. È raffigurato li nostro patrono ammalato con Gesù che lo visita , accompagnandolo così all'incontro con Dio Padre. È' quanto chiedo oggi a questa Comunità. Pur confidando nella misericordia di Dio che conosce i limiti e le mancanze della mia vita sacerdotale, mentre ringrazio i cittadini di Seregno per al collaborazione e la stima che mi hanno manifestato, chiedo perdono per qualche omissione al mio dovere e di aiutarmi con la preghiera a compiere gli ultimi passi del mio cammino verso la pace eterna. Grazie del vostro buon cuore e salute a tutti i seregnesi. 


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