È stato il primo servizio avviato il 26 aprile 2021

È stato il primo servizio di prossimità  ad aprire di fatto le porte della neonata Casa della Carità, il 26 aprile del 2021 quando ancora il Covid agitava timori e imponeva  precauzioni, dalla misurazione della febbre alle mascherine sul volto, tutte cose che già si faticano a ricordare.

Eppure da quel mezzogiorno di tre anni e passa fa, la mensa solidale non ha mai più smesso di offrire il pasto a chi è in difficoltà e si presenta al cancello di via Sicilia, l’altro ingresso della Casa della Carità da cui si accede anche ogni sabato per la doccia, ogni sera da novembre ad aprile per cenare e dormire, ogni lunedì per consegnare e ogni giovedì per ritirare abiti e indumenti.

La mensa solidale, avviata dalle volontarie della conferenza San Vincenzo, capitanate da Maria Carla Colombo che ne aveva avuto l’intuizione, in un’ala della casa prepositurale, quand’era prevosto mons. Silvano Motta, e quindi collocata in via Lamarmora, aveva continuato la sua attività sino allo scoppio della pandemia. Per la verità il servizio non veniva svolto la domenica e si interrompeva per qualche settimana durante l’estate.

Quando i responsabili della Casa della Carità decisero di aprire i battenti della struttura proprio con la mensa fu subito  chiaro ed esplicito che sarebbe stata in attività ogni giorno dell’anno, senza interruzione, nemmeno per le grandi feste (Natale, Capodanno, Pasqua, etc.) celebrate anzi con menù speciali.

La chiamata a raccolta dei volontari trovò una immediata risposta e ancora oggi sono oltre trenta tra uomini e donne di ogni età che si alternano con turni settimanali per ciascuno e in squadre di tre elementi, coordinate in ‘sala’ come si suol dire quando si tratta di ristorazione, da Valeria Denova forte di una lunga esperienza passata in via Lamarmora.

Ma a farsi carico dal primo giorno dell’avvio del servizio di tutti gli aspetti organizzativi e gestionali è stato soprattutto Piermario Silva, economo della Casa della Carità, una presenza fissa nella struttura con il coordinatore Gabriele Moretto.

I dati del servizio mensa sono al riguardo eloquenti: dall’inizio dell’attività alla fine di aprile di quest’anno sono stati distribuiti in totale più di 26.600 pasti. La mensa solidale infatti oltre che a mezzogiorno (14.350 i pasti distribuiti in tre anni), dove gli ospiti-utenti oscillano mediamente tra le 16 e le 20 unità con variazioni anche significative a seconda delle stagioni,  distribuisce anche  la cena durante il cosiddetto ‘piano freddo, l’accoglienza notturna invernale per senza dimora (più di 9mila nel triennio con una frequenza di una ventina di ospiti). Lo scorso anno poi Casa della Carità ha ospitato da fine luglio a tutto settembre più di una decina di persone che, a motivo del tornado abbattutosi  su due palazzine nel quartiere S. Ambrogio, erano rimaste praticamente senza casa. La loro ospitalità è stata quantificata in più di 1200 pasti a mezzogiorno e sera.

La fornitura dei pasti da parte della cucina dell’Istituto Pozzi (che li confeziona anche per gli ospiti del pensionato, della comunità mamma-bambino e delle suore Figlie della Carità), pur con un prezzo calmierato ha comportato una spesa di oltre 135 mila euro.

A farvi fronte sono stati, così come per tutte le attività della Casa della Carità, la generosità dei seregnesi e i contributi dell’amministrazione comunale e della Fondazione Ronzoni -Villa.  


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